sabato 27 maggio 2017

Come ci siamo arrivati a questo punto?

Ieri c'è stata la festicciola con cena di fine anno o meglio di fine anni e gli anni in questione erano i tre dell'asilo.
Sono arrivata, ho sistemato sul tavolo le cose che dovevo portare per il rinfresco, ho salutato e stava andando tutto molto bene finché il mio cervello, senza mia esplicita richiesta si è domandato: cosa ci faccio qui?
Si, insomma, ho un figlio che ha frequentato l'ultimo anno di asilo quindi era mio diritto esserci, ma non è possibile, che ha portato mio figlio all'asilo per la prima volta qualche giorno fa e ora improvvisamente sono passati tre anni! Cioè tre anni, veramente????
Come è potuto succedere?
Quindi mi volete dire che a settembre frequentera' le elementari??? (Si, lo so che ora tutte le definiscono primarie, ma io sono della vecchia scuola e preferisco ancora la parola elementari...)

È stato un periodo bellissimo, pieno di emozioni. A tratti triste anche...
Delle volte sono scese lacrime improvvise sia da parte mia che da parte di mio figlio. Delle volte  la loro assenza in casa era insopportabile, delle volte era indispensabile....

Insomma, siamo giunti alla fine, e insieme alla fine arriverà un nuovo inizio.
Credetemi, quando vi dico che se avessi il potere di poter fermare il tempo ne abuserei, ma purtroppo non lo ho e devo accettare inesorabilmente questa cosa.
Per carità è bello vederli crescere è, pure, divertente ma dai...caspita! Poi una step dopo l'altro, ecco che non sono solo grandi ma troppo grandi.

Ieri è stata una bella festa, e ovviamente nei momenti dei ringraziamenti mi sono commossa (anche se commuovermi non è una cosa difficile), ho fissato mio figlio mentre era seduto a gambe incrociate insieme a tutti i suoi amichetti con cui proseguirà questo cammino, l'ho guardato, ho trattenuto le lacrime e gli ho sussurrato da lontano: in bocca al lupo amore mio.

Si è girato per cercare la mia faccia tra tutti i genitori proprio mentre gli mandavo il mio augurio e mi ha fatto un occhiolino, fatto male come solo lui li sa fare.
È riuscito quindi nel suo solito intento, trasformare un mio momento di malinconia in un sorriso.

Ti amo.

lunedì 22 maggio 2017

Il lieto fine.

E vissero felici e contenti.
Nel nostro immaginario diamo per scontato che vissero per sempre insieme felici e contenti.
Ma insieme non sta scritto da nessuna parte.
Forse gli autori delle fiabe intendevano solo che da quel giorno in poi i protagonisti non vissero più tragedie o non dovettero più combattere con brutte streghe o malefici, ecco, forse era solo quello che intendevano.
Ma noi, invece, pensiamo immediatamente che l'amore nato in quel momento durerà per sempre.
Lo diamo per scontato.
Ed è una cosa meravigliosa: vuol dire che nonostante tutto crediamo nell'amore.
Nell'amore eterno
Non è che ci speriamo ma ci crediamo proprio.
Perché infatti anche se raro, esiste.
L'amore eterno è quello che ha più bisogno di attenzioni, cure e pazienza.
È l'amore  che rinasce ogni volta che decidiamo di fare pace, ogni volta che ci rendiamo conto che in fondo se una persona ci sta accanto non vuol dire che siamo pezzi unici e perfetti ma che sono li accanto a noi nonostante la nostra imperfezione.
È quell'amore fatto di un giorno dopo l'altro ma che scorrono con una velocità incredibile perché si sta bene.
È un' amore fatto di difficoltà e soddisfazioni e di realizzazioni.

I principi come le principesse dalla fine della fiaba in poi avranno scoperto in breve tempo che non sempre è tutto una favola ma sono sicura che poco gli importi perché ogni giorno sceglieranno di dare il loro personale lieto fine ad ogni giornata.

giovedì 11 maggio 2017

Dopo la prima e la seconda c'è la terza.

Dopo la prima e la seconda c'è la terza regola.
Allora, ricapitolando: la prima è quella che se ti siedi loro lo percepiscono e ti chiamano, la seconda è che ore e ore in silenzio ma come ti metti al telefono devo e ripeto DEVONO comunicarti una cosa di massima importanza.
Bene, la terza regola o legge come dir si voglia è: qualunque cosa gli può succedere avverrà ovviamente dopo le 20,00 ma prima delle 6 del mattino.
Se tutto il giorno loro sono stati il ritratto della salute appena li metti a letto e spengi le luci in casa, chiudi le persiane, ti avvii mentalmente al tuo meritato riposo accade di tutto.
Il pizzico di tosse è un must che non può mancare nelle case popolate da bambini, un po' come un tubino nero negli armadi delle donne che va sempre bene.
La febbre puoi star certa che si palesa per prima di notte.
Il vomito: mai una volta che non digeriscono il pranzo....sempre e solo la cena va ricacciata.
Se mettono i denti: di giorno si limitano ad essere nervosetti....di notte piangono come se a essere appena assistito ad una tragedia.
E poi noi poveri genitori che già abbiamo sul groppone la stanchezza del giorno, viviamo quel momento con il doppio dell' ansia a causa del buio, della notte che fa sembrare tutto più tragico.
Se poi mentre consoliamo i nostri pargoletti gettiamo un occhio in continuo sull'orologio e facciamo pure il conto alla rovescia per quando teoricamente dovremmo alzarci per andare al lavoro il tutto diventa terribile da sopportare.
Questa terza regola/ legge per quanto mi riguarda è la peggiore. La odio.
Va scomparendo man mano che i bambini crescono ma purtroppo si può manifestare fin dai primi giorni che si diventa madri cioè quando meno si è esperte. Credo di odiarla per questo: perché è la prima vera prova di un genitore.
Secondo me superare la notte in questi casi senza crisi di nervi dovrebbe essere paragonata alla prova ricompensa dell'isola dei famosi.

Quindi quando si dice buonanotte ai propri figli non è un augurio ma una preghiera....una speranza....

martedì 9 maggio 2017

Ognuno i propri....okay?!

Ce una forza più potete del vapore, dell'acqua e del vento.
Una forza che tira più di un pelo.
Una forza che ti fa fare cose che pensavi di non potere o meglio non puoi ma questa forza ti spinge: l'invidia.
L'invidia ti fa realizzare sogni che non credevi possibili o meglio sogni che nemmeno sognavi ma oramai l'ha sognato quella, quindi mi tocca' farlo diventare anche un sogno mio.
Oh si l'invidia ti fa fare tutto.
Perché l'invidia è quel pochino che ti mancava per realizzare cose. Cose che altrimenti avresti visto come chimere o non avresti avuto abbastanza fiducia in te per farle.
Io da piccola l'invidia l'ho provata.
Solo in un'occasione: ai compleanni di classe. Mi sarebbe piaciuto poter organizzare grandi feste come quelle a cui partecipavo io ma essendo nata in estate le scuole erano chiuse e molti erano al mare.
Non ricordo altre invidie, io le cose che volevo erano tutta farina del mio sacco e non rubavo farina ad altri.
Né ho subita però, fin da piccola....
Se ricevevo 10 doveva per forza esserci quella persona che invece che condividere con me quella cosa ottenuta pretendeva 20 dai suoi. Sempre uno scalino in più del mio.
Lo trovavo assurdo.
Ho 35 anni e questa sensazione che le persone che mi osservano da vicino vogliono essere uno scalino in più del mio ce l'ho ancora.
So che non ce cosa peggiore che pensare di essere invidiati, da l'idea di essere presuntuosi ma certi individui mi danno la conferma giornalmente.
So anche, che l'invidia è la prima forma di apprezzamento o complimento ma io nella fatto specie mi sarei anche rotta le palle.
In tutta onesta l'invidia mi fa anche paura....la gente invidiosa è brutta e invidiare è una cosa che ti logora.
Emulare forse già sarebbe meglio.
Cercare di somigliare o fare grosso modo le stesse scelte già sarebbe meglio ma aspettare il passo dell'altro per poi farlo più grande o, peggio ancora, fare cose solo per essere invidiato è uno spreco di energia.
Continuate pure, fate come meglio credete ma ricordatevi che per cercare di essere meglio degli altri si rischia di perdersi. Di non sapere più chi si è. Di non sapere più quali se fai  le cose perché ti rendono felici o solo perché rendono 'infelici' gli altri.
E ce differenza a voglia se ce differenza.

Personalità ragazzi...Personalità!!!

lunedì 8 maggio 2017

Le due regole.

Conosciamo tutti la regola del non sederti altrimenti ti chiamano, vero?
Si dai, quella regola che vuole che se tu per disgrazia appoggi il tuo grasso grosso culo o il tuo mini tonico sederino su una qualunque superficie meglio ancora se è un water, i tuoi figli ti chiamano. Urlano mamma appena il culo e la sedia-poltrona-letto-scalino si toccano.
A loro gli viene dato in dotazione alla nascita il sensore dell'altimetro: lo usano già quando da neonati si fanno cullare per essere addormentati, vi ricordate? Alti dormono bassi si svegliano.
Ecco questa regola negli anni viene accompagnata dalla seconda terribile regola: se ti metti al telefono io devo parlarti.
Questa cosa si sviluppa nei bambini intorno al secondo o terzo anno dipende dai casi, insomma è cosi che funziona.
Loro sono completamente presi dalle loro faccende che quasi si dimenticano che ci sei anche tu in casa.
O meglio loro se lo ricordano ogni qual voglia che tu urli bastaaaaa in maniere delica. Così delicata che ti sentono anche due palazzi più giù.
Insomma, giocano, parlano tra di loro, litigano ma appena tu ti metti al telefono il loro sensore va in allerta.
Ti si piazzano in piedi davanti a te e iniziano a parlarti mentre tu sei preso nell'ascoltare la tua amica o tuo marito o tua madre.
Loro ti fanno richieste di ogni tipo: mamma acqua....mamma pipì....mamma vieni guarda! .....e tu per non dover interrompere la conversazione per la decima volta in dieci minuti inizi a lanciare occhiatacce a palpebre socchiuse, poi passi a al dito dritto davanti al viso, non contenta sbatti il piede e cerchi di fare il gesto come se dovessi cacciare un gatto randagio.
Niente: loro non si sono tolti da davanti, e tu sei costretta a dire "si certo" ogni tanto per dare un segnale all'interlocutore che stai seguendo la conversazione.
Invece eri rimasta a quando ti raccontava cosa stava facendo sabato e ora sta parlando di cosa ha fatto lunedì. Ti manca un giorno di mezzo che non sai un accidente di cosa sia successo.
La regola del se tu stai al telefono io ti parlo è difficile da aggirare.
Ho notato con dispiacere che comunque i bambini riconoscono quando sei al telefono con un'amica e quando invece rispondi ad un operatore che non crede affatto che non puoi stare al telefono perché i bambini ti chiamano. Perché in quel caso con il cavolo che ti chiamano.
Grazie bambini.

venerdì 5 maggio 2017

GIORNI CHE NON SAI TROVARE NEMMENO IL PROBLEMA FIGURIAMOCI LA SOLUZIONE.

Se strilli peggiora.
Se fai finta di niente urla ancora di più per attirare la tua attenzione.
Se gli parli con voce pacata e tranquilla la sua voce piagnucolante ti sovrasta e non ti lascia spiegare.
Ecco, ci sono giorni in cui qualunque è il tuo modo di reagire non va bene, giorni in cui stare nei panni della mamma  non dà proprio gusto.
Non sempre sappiamo cosa fare e come fare.
Dovrebbero darci un numero di jolly nel momento della nascita dei figli da giocare nei momenti di disperazione, da usare quando oramai le hai provate tutte ma nulla funziona, quando non riesci proprio a vedere (neanche lontanamente) la soluzione.
Cosi, estrai il jolly dal taschino come fossi un arbitro con un cartellino di ammonizione e urli jolly!!! Ed ad un tratto quello non è più un problema tuo....
Aaah se esistesse il jolly non sarebbe male per niente.
Oggi mia figlia ha attraversato una crisi di pianto/nervi di proporzioni epiche e non solo lei non sapeva come accontentare le mie richieste che più o meno faceva cosi: BASTAAAAAA PIANGEREEEEEEEEE!!!
ma non sapevo nemmeno io in che modo poter formulare questa richiesta affinché venisse ascoltata. Non dico che poi mi avrebbe dovuto dar retta ma almeno ascolta!!! Niente. Nada. Kaput.
Se solo aprivo bocca per respirare lei già iniziava a piangere a priori. E la mia voce non si sentiva nemmeno.
Urlo più forte di lei?
La lascio piangere in camera tanto prima o poi si stufera'?
Parlo con voce calma e rassicurante?
Ignoro?

L'ho fatta tutte.

Risultato ottenuto sempre lo stesso: un pianto disperato.

Alla fine quando oramai non sapevo più che fare, nella tasca il cartellino jolly non c'era e ero ad un passo dal sbattermi una padella in fronte lei si è calmata.
All' improvviso.
Come se improvvisamente il nuvolone grigio che stava sopra di lei si fosse dissolto.
E puff.
Chissà che la cosa del jolly esista veramente e l'ho desiderato così tanto che seppur non si vedeva me lo sono giocato e ho risolto cosi la faccenda.

Chissà.

Certo è che si scopre presto che essere una madre non è avere per tutto una soluzione, strano perché quando ero bambina/ragazza/ adolescente/ adulta e anche in questo momento credevo che sempre e comunque che per ogni tipo di problema mia madre e mio padre avessero una soluzione da propormi. Perché così è sempre stato.
Mi sembrava che loro avessero una soluzione a tutto.
Loro sono i grandi, sanno cosa fare, no?!
Credo che lo pensano anche i miei figli di me. Chissà che secondo una logica che non conosco mia figlia pensi che oggi lo abbia risolto io il suo enorme problema che la faceva piangere tanto.
E invece non è cosi. Anzi tutt'ora non so quale era il problema, ma lungi da me confessarglielo.
Non lo saprà mai.
Perché mamma e papà sanno sempre cosa fare.